Pochi ma buoni motivi per andare a correre all’alba

running firenze

A chi va a correre la mattina presto succedono delle cose incredibili. Non sto cercando di convincere nessuno, non mi metterò a dirvi quanto correre faccia bene alla salute fisica e mentale (anche se effettivamente mi aiuta molto ad affrontare la giornata). Per andare a correre la mattina all’alba (o prima dell’alba, nei mesi invernali) occorre ben più della semplice forza di volontà. Bisogna essere masochisti. Devi trarre godimento dalla levataccia, dal mettere in moto il corpo prima della mente, dalla fatica fisica, in poche parole: ti deve piacere. Personalmente mi ci è voluto un po’ per arrivarci, ma non è stato difficile. All’inizio ho dovuto usare tutte le mie armi di persuasione per convincere il mio corpo ad accettare la tortura. Adesso è il mio corpo che convince me, quando preferirei continuare a sognare al calduccio. Ma da quando ho cominciato non mi sono mai pentita una volta di aver abbandonato il letto per la corsa.

Anche perché ho cominciato a vedere cose che le persone normali che vivono in città non vedono. No, non sto parlando di quando, annebbiata dal sonno, scambio parcometri per persone e cestini dei rifiuti per cani (cose che mi capitano peraltro anche quando torno a casa da lavoro).

L’altro giorno uno scoiattolo mi ha attraversato la strada. Aveva una coda scura e spessa e ha indugiato un po’ in mezzo al marciapiede prima di sgattaiolare via. Ero così felice di esserci che avrei preso a scappellotti una ragazza che mi veniva incontro, ma che si è persa la scena perché stava già smessaggiando con il cellulare. Un’altra volta un’anatra con un piccolo anatroccolo si è fermata sul ciglio della strada per farmi passare, poi ha attraversato con il piccoletto ostentando indifferenza.

Potresti pensare che vado a correre in aperta campagna, invece no. E’ il centro di Firenze. Ma all’alba è tutto mio e di qualche altra fortunata creatura. Nelle mattine più fredde e limpide d’inverno sembra fatto di cristallo, così fragile che ti muovi con prudenza per non romperlo. Il fumo sopra i camini sembra zucchero filato da quanto è bianco e denso. Altre volte i ponti paiono sospesi nella nebbia e il Cupolone scompare dalla vista. Una volta mi è capitato di uscire di casa sotto una luna brillantissima e un cielo turchino e tornare godendomi un’alba così rossa sull’Arno che – se è vero il detto – sarebbe bastata a portare il maltempo per tutto l’anno.

Ho visto i gabbiani tutti in fila sulla pescaia, poco prima che facesse giorno, e so dove si rifugiano i piccioni quando piove. Ho visto furti di rifiuti e scambi di stupefacenti. Ho scambiato un uomo che dormiva in un giardino per una coperta abbandonata. Ho percorso gli ultimi chilometri con le gambe rigide come pezzi di ghiaccio. Ma tornare a casa con la brina sul cappello è una soddisfazione che non conosce fatica.

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