Piccolo esperimento di dissociazione spazio-temporale

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Qualche tempo fa un mio caro amico mi ha recapitato a casa l’equivalente di mezzo anno di abbonamento a Vanity Fair. Era un periodo drammatico lavorativamente parlando e lì per lì non ho avuto tempo di scartarne neanche uno. Qualche settimana dopo ho preso il primo della pila e ho cominciato a leggere. E sono andata avanti così, numero dopo numero, senza far caso inizialmente al fatto che stavo procedendo in ordine inverso, dalla copia più recente a quella meno.

E’ così che ha avuto inizio, in maniera del tutto involontaria, il mio piccolo esperimento di dissociazione spazio-tempo.

Mentre il mondo esterno festeggiava l’equinozio di primavera, io rivivevo il countdown dell’ultimo dell’anno, a Pasqua mi scoprivo a desiderare gianduiotti e panforti, affogavo nelle pubblicità di Veuve Clicquot, gioielli e idee regalo.

Ho ripercorso con interesse interi numeri dedicati al dibattito sulla Legge Cirinnà – peraltro ancora non votata – come se da un momento all’altro dovesse cambiare il mondo (salvo poi scoprire che non serviva una legge nuova per permettere a genitori dello stesso sesso di adottare i figli del proprio partner).

Ho letto con una certa inquietudine gli articoli che descrivevano Donald Trump come una macchietta da ridere, oggi che pare avviato saldamente alla corsa per la Casa Bianca.

Ho apprezzato a marzo i buoni propositi per l’anno nuovo di Daria Bignardi (grazie Daria) e mi è parso giusto così, ché ogni 3 mesi andrebbe fatto un richiamino, a mò di vaccino. Ho letto l’oroscopo di Antonio Capitani per il 2016 con tre mesi di ritardo e meno male perché almeno tre mesi di questo sfigato 2016 son già passati. E ve lo dico, Pesci, ne mancano ancora 6 prima che siate fuori dal tunnel di Saturno contro.

Ho sostanzialmente scoperto che negli ultimi tre o quattro mesi il mondo non è cambiato granché. Le emergenze sono emergenze per anni, i protagonisti sono sempre i soliti e alla fine del salmo parliamo sempre della solita cosa: cibo (e non sesso). Ma al termine del mio esperimento di dissociazione spazio-tempo ho bevuto il bicchiere mezzo pieno: anche se sembra sempre che il mondo vada velocissimo, in realtà non è così. In fin dei conti: abbiamo ancora un mucchio di tempo.

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