Vita di provincia, il Casentino che non ti aspetti

Come diceva Carrie Bradshaw in una famosa puntata di Sex&The City, il bello di vivere in città è fuggire dalla città. La sua fuga la portava negli Hamptons alla scoperta (involontaria) delle doti del marito di un’amica. La mia, più bucolica, mi ha portata a una rivelazione ancor più inaspettata: apprezzare la vita di provincia.

Recentemente per lavoro ho passato qualche giorno nella provincia aretina. Lo ammetto, per libera scelta non ci sarei mai andata. Memore di romantici weekend nei borghi del Senese, passati alla disperata ricerca di un tabaccaio, a rincorrere i ristoranti prima che chiudessero, a rassegnarmi all’amaro in un bar semideserto dopo cena, pensavo di aver chiuso con la provincia toscana. Che se la tenessero i gentlemen inglesi e i tedeschi in sandali. Ma l’idea di fresche cantine con i prosciutti appesi e serate stellate in cui serve un golfino ha aggiunto un certo fascino alla trasferta lavorativa, nel più torrido giugno di cui abbia memoria.

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Così mi sono ritrovata a inerpicarmi tra gli abeti e le ginestre, a tentoni, abbandonata da Google Maps alla prima salita e con un’unica stazione radio funzionante che trasmetteva solo musica italiana. Ho attraversato paeselli senza scorgere anima viva alle 7 di sera, se non qualcuno a cena sul terrazzo, ho scavalcato il passo della Consuma e mi sono ritrovata in un posto incredibile chiamato Casentino. Da brava fiorentina, ero partita carica dei principali generi di sopravvivenza (primo tra tutti il pieno di benzina), pensando di finire in un luogo dimenticato dal signore. Mi sono dovuta ricredere. Il mio Casentino è differente.

E’ una specie di principato a sé stante, disseminato di borghi a pochi chilometri l’uno dall’altro, ognuno dotato di una sua personalità e ognuno autosufficiente. Ci sono tabaccai ovunque, osterie e localini aperti fino a tarda notte, piazze con mercati, piazze con ragazzi che si divertono, circoli con feste in corso anche di lunedì sera. Il traffico è uno sconosciuto, i parcheggi non sono a pagamento, il caffè shakerato costa 1,50 euro. Non mi sono mai sentita insicura, nemmeno a prelevare al bancomat in piena notte, con il paese deserto, con il Castello di Poppi che mi guardava le spalle dall’alto. Ti puoi spostare da un paese all’altro in pochi minuti o goderti la strada seguendo una 500 d’epoca.

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Il Casentino è un posto talmente incredibile che ha il coraggio perfino di vantarsi di una battaglia persa, quella di Campaldino. Immagini lontane anni luce dalla sbruffonaggine fiorentina. Abbastanza per lasciarsi Firenze alle spalle e scegliere la provincia. Ma sarebbe un gesto davvero ingrato da parte mia abbandonare il mio primo amore nelle mani dei turisti in ciabatte.


p.s. i parcheggi non si pagano in Casentino, ma le multe sì. E i mercati possono spuntare là dove meno te lo aspetti (anche in un qualsiasi martedì pomeriggio). Sulla via del ritorno, vedere ad ogni incrocio le indicazioni per Firenze mi ha fatto sentire come se stessi andando verso il centro del mondo. Manco fosse Manhattan.

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