Cosa non mi è piaciuto di Game of Thrones, ultima stagione

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Premessa: cercherò di scrivere questo post senza spoilerare troppo, ma se non avete visto Game of Thrones, ultima stagione, o peggio, non avete visto nemmeno quelle precedenti, non leggetelo. Come qualche altro milione di persone nel mondo, ho aspettato a lungo la stagione 7 di Game of Thrones. Ma è stata una mezza delusione. Quelle sette misere puntate che avrebbero dovuto essere un concentrato di tutto il meglio della serie e concluderla, si sono rivelate prive dei principali elementi che mi avevano fatto appassionare.

Prima di tutto i colpi di scena: pochi, in confronto a quei repentini cambi di scenario a cui ci ha abituato George RR Martin, tra morti inaspettate, complotti, voltafaccia, incredibili rimonte sul campo di battaglia. Ci sono stati pochi momenti in cui ho avuto un tuffo al cuore e un unico vero momento in cui ho sofferto (non per la morte di un umano).

Poi i personaggi, appiattiti su un copione di pessima categoria. I buoni sono diventati fin troppo buoni, il Mastino convertito si è trasformato in un agnellino, Jamie è uno sdolcinato, Bran un apatico, il bruto rosso sogna una villetta a schiera dove metter su famiglia con la Donnona e Jon è un orsacchiottone dal cuore d’oro (ma avrebbe davvero perdonato Theon/Reek nella versione originale di George RR Martin?).

I cattivi sono fin troppo cattivi, nel senso che hanno perso qualsiasi spessore o sfaccettatura, ma mancano di quella sadica crudeltà che aveva contraddistinto i cattivi nelle passate stagioni di Game of Thrones: Cercei è perfida, ma niente a confronto con la spietata lucidità di suo padre, la disumanità di Bolton, Ramsey, Joffrey o la stessa Cercei che faceva saltare il Tempio intero gremito di persone. E non si può più sperare nemmeno nella Montagna.

E poi va bene che è una serie fantasy, ma Game of Thrones ci ha conquistato perché era curata nei minimi dettagli. Possibile che adesso eserciti colossali si spostino da un continente all’altro più in fretta che con l’aereo? I corvi sono più veloci di WhatsApp e i cavalieri corrono su e giù per Westeros alla velocità del Frecciarossa. Se li avesse pensati George RR Martin questi viaggi sarebbero diventati fonte di innumerevoli altre avventure.

Ok, lo ammetto, durante le passate stagioni di Game of Thrones ci sono state puntate in cui avrei voluto mandare avanti veloce, come d’altronde ci sono stati capitoli che avrei voluto saltare a piè pari nei libri. Ma non l’ho fatto, per paura di perdermi indizi fondamentali. Ecco, altra cosa: che si spiattellano così i segreti più preziosi della saga, con un par di battute tra due vecchi amici davanti al camino?

Per tutta la serie ho avuto l’impressione che gli sceneggiatori lavorassero su una scaletta fornita dall’autore, senza sapere cosa inventarsi per riempire i vuoti. Certo, ricordo intere stagioni in cui Daenerys era una derelitta per tutto il tempo e ci dava una soddisfazione solo all’ultima puntata. Ma quella soddisfazione era tanto più grande perché se l’era sudata con lacrime e sangue, e noi con lei. E adesso? La scena di sesso che abbiamo aspettato per tutto questo tempo viene liquidata così, in 10 secondi, senza nemmeno darle il tempo di sciogliersi i capelli. Alla faccia della passione travolgente.

Sembra che gli sceneggiatori avessero più fretta di noi di vedere come andava a finire. Ma per cosa? Per dedicarsi a Game of Thrones, stagione 8? Speriamo. E soprattutto speriamo che nell’arco dei prossimi 2 anni esca almeno un nuovo capitolo della saga di George RR Martin. Le altre volte avevo il dubbio, questa volta ne ho la certezza: sarà meglio il libro della serie tv.

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