2015, Odissea al Centro per l’Impiego

Ho capito perché in Italia è pieno di gente che si scoraggia e smette di cercare lavoro: i Centri per l’impiego sono posti spaventosi. Devo ammettere che la mia esperienza si limita a una singola visita, ma comincio a comprendere le ragioni di tante statistiche negative che aleggiano sugli ex uffici di collocamento. La percentuale di chi trova lavoro così in Italia si aggira attorno al 4%, ma alla scadenza del mio contratto ho deciso di provarci: lasciamo ogni porta aperta.

Guardo gli orari su internet, scopro che l’ufficio vicino casa mia è aperto nel pomeriggio e gioiosamente mi incammino sotto il sole cocente. Ad aspettarmi trovo un curioso cartello che mi indica che quel Centro per l’impiego è chiuso da luglio 2014. Ottimo inizio.

Non mi arrendo, mi reco a un altro ufficio non troppo lontano. Ci trovo un ex collega che non vedevo da tempo. Felice di poter condividere l’amaro calice gli vado incontro, offrendomi di segnalargli eventuali posti di lavoro che potrebbero fare al caso suo. “Cosa cerchi in particolare?”, gli faccio. Quello mi guarda stupito: “La disoccupazione. Ora basta lavorare, sono 15 anni che lavoro”. Opperbacco. In effetti una pausa ogni tanto ci vuole.

Entro, prendo il numerino, mi metto ad aspettare in una sala che fossimo in lista per un trapianto sarebbe più allegra. Nel tentativo di smorzare la tensione una donna in coda prova ad attaccare bottone con la signora che sta dietro la scrivania a pigiare un tasto per far scorrere i numeri (forse avrà anche un’altra mansione, ma non ho avuto modo di scoprirla).

“Come sta il suo canino signora?”

“E’ morto a luglio del 2013”.

Andiamo bene.

Una mezz’ora dopo la suddetta signora ha respinto all’ingresso almeno 3 o 4 persone: “Qui alle 17 si chiude, non ce la farà mai a fare il colloquio oggi”. Scatta il mio turno.

L’impiegato è giovane (“Bene – penso dentro di me – sarà uno sveglio”). Mi metto a sedere e attendo che mi chieda cosa sono venuta cercando, ma invece mi guarda impassibile.

“Salve, mi è scaduto il contratto ieri, questo è l’attestato. Come funziona per la disoccupazione?”.

Piglia l’attestato, fa una fotocopia, inserisce un paio di dati nel pc e mi fa. “Ma non glielo rinnovano il contratto?”. Vorrei dirgli che se ero lì un motivo c’era, ma scuoto la testa placidamente.

“Ma lei sta anche cercando lavoro o ha già contatti per ritrovarlo?”

“Cercherei”.

A questo punto mi aspetto che mi chieda cosa cercherei. Illusa.

“Conoscenze informatiche?”

Uh questa la so, sono preparata. “Sì, aspetti che ce le ho tutte scritte qui sul curriculum, allora…”

Pacchetto Office?”. Oh mammina. Ma il pacchetto Office si dà per scontato. Annuisco. Stanno già cominciando a cascarmi le braccia. “Altri programmi particolari?”.

“Sì, allora. Intanto WordPress”. Leggo il vuoto nel suo sguardo. “Sarebbe?”. E meno male che era giovane questo. “Sarebbe un programma per creare e gestire siti web e blog”. Lo spiazzo. “Ma lei che lavoro starebbe cercando?”. “Qualcosa nel ramo della comunicazione magari, ma sono aperta a tutt…”. Mi stoppa, non vuole sapere altro. Per oggi è già abbastanza sconvolto. Mi stampa due fogli. “Una firma davanti e una dietro”. Poi vedendo che indugio mi dice: “E’ a posto, può andare”. Ma come posso andare? Ma non mi ha fatto nemmeno mezzo colloquio? Ma non si chiama Centro per l’impiego? E la domanda iniziale? Questa disoccupazione come funziona? Io ho letto un po’ di articoli online, ma solo negli ultimi mesi sarà cambiata 3 volte. Ci riprovo. “Ma per la disoccupazione come funziona?”. Mi guarda come fossi un alieno. “Ce l’ha il PIN dell’Inps?”. Eh? “Se non ce l’ha deve andare a un patronato con questi fogli”. Mi alzo, non voglio abusare della sua pazienza e del suo patrimonio di conoscenze.

-TO BE CONTINUED –

4 thoughts on “2015, Odissea al Centro per l’Impiego

  1. La disoccupazione… Avrei un aneddoto da raccontare a riguardo… Al momento credo convenga quasi starne alla larga, evitarla!

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