L’Italia di George Tatge, ovvero la bellezza d’esser brutti

Sono riuscita ad andare a vedere, nell’ultimo giorno di apertura della mostra, l’Italia Metafisica di George Tatge, a Villa Bardini, riuscendo anche nell’impresa di scovare l’ingresso della villa e arrivare in orario di visite. Le foto in bianco e nero di Tatge valevano tutta l’arrampicata su Costa San Giorgio.

Mi hanno fatto pensare a quanta bellezza resista nella bruttezza di questo Paese, a quanto i nostri tentativi di deturpare l’Italia siano tutti inutili, a quanta poesia ci sia nelle brutturie quotidiane. E’ un’Italia precaria, sbertucciata, sorretta da reti e impalcature, transennata, scortecciata, franata, attaccata a un passato di cui si fa beffe. Eppure capace di destare un magnetismo unico, di suscitare l’affetto in chi la guarda e la vive e la critica e tutto sommato la ama.

A volte abbiamo bisogno che ce lo ricordi uno straniero come George Tatge, che ha scelto di vivere in Italia da decenni. Altre volte siamo consapevoli del fatto che, da italiani, dobbiamo scegliere questo Paese ogni giorno. Come in ogni buon matrimonio che funzioni.

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