Cinque semplici modi per farsi cestinare un comunicato stampa

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I giornalisti e gli addetti stampa tendono ad affezionarsi ad alcune espressioni. In qualche caso è l’innata pigrizia della categoria di cui faccio parte a fare la fortuna di alcuni modi dire. Ma ci sono certi fraseggi che proprio non sopporto e che mi farebbero venir voglia di cestinare un comunicato stampa senza ritegno, anche provenisse dal Primo ministro.

1) Splendida/meravigliosa/lussureggiante/suggestiva cornice. Anche basta. Trova un altro modo per descrivere il luogo dove si svolge il tuo sfavillante evento: risultati apprezzabili già dopo le prime applicazioni.

2) Presso. Lo so, si usa. Non è un errore, eppure quella parolina mi infastidisce. Non fa un effetto migliore leggere “nella sede di”, “all’interno della Fortezza”, “nello storico palazzo” o cose simili, piuttosto che “presso il Comune di Firenze”? Bah, sono punti di vista. Roba da pignoli come me e qualche altro folle che conosco, gente capace di telefonare ad amici e colleghi per chiedere conferma su come suona un titolo. Prima o poi ci ricovereranno tutti alla Crusca e butteranno le chiavi.

3) Fortemente voluto da… Oddio, dimmi direttamente chi ha tirato fuori il quattrino, dai, non c’è tempo da perdere qui.

4) Attore/poeta/artista di chiara fama, espressione che si rivela spesso sinonimo di “non lo conosce nessuno, ma devo pur vendertelo in qualche modo”.

5) E poi i congiuntivi imperativi nel titolo, per la serie “sia fatta chiarezza”, “cambi sistema”, “ora riferisca ai cittadini” e altre imperiosi richiami all’ordine. Un titolo del genere mi fa immediatamente pensare che è inutile andare avanti a leggere il comunicato: non ci troverò nessuna notizia. Tasto CANC, sia fatta la tua volontà.

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