Per chi apprezza le non-piccole cose

bellezza piccole cose

Alla fine del liceo la professoressa di storia dell’arte regalò a tutti un libro dedicato a un artista o una corrente pittorica, con tanto di dedica personalizzata che giustificava la scelta. Fu un pensiero stupendo eppure allora mi offese quasi. Ricevetti un libercolo sul puntinismo con dentro una frase che diceva “Per chi sa vedere la bellezza nelle piccole cose”. Fui profondamente delusa.

Pensai che ancora una volta intorno a me nessuno mi capiva, anche quella professoressa non aveva capito niente di me e della mia anima. A 19 anni delle piccole cose non poteva importarmi di meno, o almeno così pensavo. Volevo mangiarmi il mondo intero. Volevo essere descritta come una persona forte, determinata, piena di passioni, al limite un po’ folle. Avrei voluto ricevere Van Gogh o Dalì. Avrei voluto esplorare i bassifondi dell’animo in compagnia di Degas o volare altissimo verso cieli impossibili con Magritte. Non mi sarei accontentata di meno di un De Chirico.

Invece mi ritrovavo con le piccole cose. Una roba che poteva andare bene per una giovane timida e timorata, un’Albachiara con i libri sotto braccio e la mela nello zaino. Niente di più lontano da ciò che provavo.

Ci sono voluti anni per capire che la prof aveva ragione. È vero, il bello per me sta nelle cose normali. Posso trovare la bellezza in un frutto deforme, il colore in una mattina grigia, la magia nell’incontro con un picchio, l’ironia in una giornata storta. Mi sto perdendo qualcosa? Può essere, ma – come dice un mio amico – accumulare esperienze è sintomo di mancanza di fantasia.

p.s. ci sono voluti anni anche perché mi interessassi nuovamente al puntinismo e capissi che era molto più dell’arte paziente di mettere un puntino accanto a un altro.

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