Cinquanta sfumature di beige

cinquanta sfumature di beige

Quando Mr Big descrive a Carrie Bradshow il nido d’amore coniugale da cui vuole fuggire parla di “una casa tutta nei toni del beige”. Sì lo ammetto, è un colore molto elegante e ci sono perfino persone a cui sta molto bene: ma ci può essere qualcosa di più deprimente?

L’altro giorno vicino a me si è seduta una ragazza che ha ordinato uno “Spritz leggerissimo” e ha cominciato a raccontare i progressi personali della psicoterapia ai suoi genitori. Era vestita da capo a piedi di beige e marrone, non aveva un capello fuori posto (tutti perfettamente stirati e divisi precisamente a metà della testa), si teneva stretta la borsetta in grembo e diceva “io sono sopra le righe”. Strada facendo nello Spritz leggerissimo la discussione è diventata una sorta di terapia familiare, in cui la madre redarguiva a cadenza regolare il padre per aver detto cose fuori di posto e assolutamente dannose per la salute mentale della figlia. A un certo punto l’uomo ha avuto il coraggio di porre una domanda che sembrava pure segnare un’apertura mentale: “Sì, ma se dovessi ascoltare davvero te stessa, cosa faresti?”. E’ stato preso immediatamente a male parole per aver posto una questione così grave in tempistiche non idonee. Non è che ci si può precipitare subito alle conclusioni, uomo.

La scenetta mi ha fatto riflettere su quante persone vivono tra cinquanta sfumature di beige. Senza mai esporsi, senza mai andare oltre i propri confini, senza mai dire una parola di troppo o fare qualcosa che possa portarli fuori dal seminato. Trattenendo le proprie emozioni dentro uno steccato, rinforzando i muri di protezione non appena si crea una crepa.

Ma è vita, se è beige?

Certo i daltonici potranno dirmi che le sfumature di marrone possono dare infinite gioie e soddisfazioni. C’è perfino qualcuno che è riuscito a trasformarle in un caleidoscopio di colori, sfidando, appunto, i propri limiti (è il caso dell’artista Nicolò Morales Buono).

Mi piacerebbe vivere un giorno in beige. Un giorno al sicuro, senza essere costantemente messa alla prova, senza rischi, senza eccessive responsabilità, senza picchi, senza montagne russe, senza passioni travolgenti, né abissi di sofferenza, un giorno tranquillo. Ma credo che mi annoierei a morte.

Le persone riservate passano per essere imperscrutabili. Io sono spesso accusata di avere la corazza impenetrabile di un crostaceo millenario che vive in fondo all’oceano. Ma non è così, sono piuttosto una spugna. Mi bevo tutto ciò che mi circonda (N.B. è una metafora, nessun riferimento a fatti e cose accadute davanti a bottiglie di vino), cerco di assorbire tutta l’energia possibile e ascolto tutto. State attenti a come parlate al bar.

In copertina un’opera di Nicolò Morales Buono

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