Mettete questo tra i buoni propositi per il nuovo anno, datemi retta: trovatevi una città adottiva, vi servirà. Non serve trasferirsi per poco o lungo tempo che sia, ma bisogna che iniziate a guardarla come fosse la vostra nuova città. Frequentatela così, anche un solo giorno all’anno, un paio di giorni, una notte o due. Scopritela come se doveste viverci, trovate i luoghi utili: il supermercato più comodo, il bar dove fare colazione in cui sono anche un po’ simpatici, l’edicola, il bancomat, l’enoteca dove vi danno vini decenti o addirittura particolari anche al calice, il locale che fa lo Spritz senza lesinare sul Campari, il localino aperto fino a tardi, la farmacia dove trovare lo spray per la gola, la libreria più fornita, un paio di percorsi diversi andare a correre. Per la sopravvivenza siamo a posto.
Memorizzate la posizione di teatri, musei, cinema, facciate o vicoli particolari, chiesette che vi comunicano qualcosa. Tornate a trovarli come fareste con un vecchio amico che vive lontano.
Perché la città adottiva non è quella dove conoscete tutti, ma dove vi sentite a casa eppure sufficientemente stranieri. In vacanza ma non in esilio, ci potreste anche lavorare. Magari ci avete lavorato. È un posto dove potete girare da soli giorno e notte perché conoscete tutto, ma non conoscete nessuno. Potete permettervi di essere voi stessi, in una versione diversa da quella che solitamente propinate a chi vi conosce. Nessuno vi rinfaccerà niente.
Potete costruirci dei ricordi, anche delle esperienze esistenziali, dei passaggi fondamentali della vostra vita, ma non saranno mai legati alla vostra famiglia d’origine né ai vostri traumi infantili. Potete anche crearvi nuovi traumi qui. E decidere in santa pace come risolverli, se lasciarli sedimentare sul fondo del fiume, combatterli o vederli evaporare di anno in anno, visita dopo visita.
Una città adottiva è un porto sicuro: non ci passerete tempo a sufficienza per creare legami stabili, ma basterà a crearne di profondi. Come con i vecchi amici, non è necessario vedersi tutti i giorni per continuare a volersi bene. E, come gli amori veri, quando sarà il momento la vostra città adottiva vi lascerà andare per la vostra strada, ma continuerà ad amarvi. Porterete dentro questo amore e non vedrete l’ora di tornare.
Seguite il mio consiglio: fatevi una città adottiva quest’anno. Sarà come costruirvi una nuova infanzia felice, sarà come darvi la possibilità di vivere secondo le vostre regole, di scoprire chi siete sotto la corazza. Per tornare, finalmente, veramente, a casa.
La foto in apertura fa parte della serie di architetture fantastiche generate con l’Ai da Sona Gevorkyan