Serie tv, nuove idee cercasi. Diavoli vs House of Cards

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C’è stato un tempo in cui ero immune dalla tv On Demand, l’ho già detto su questi schermi. Non è più così. Per quanto cerchi di astenermi, la bulimia di serie tv Made in USA è pressoché inevitabile. Quasi un effetto collaterale del nuovo decennio inaugurato in pandemia. Così è capitato che vedessi la prima puntata di Diavoli. Ed era un film già visto. Ops, una serie.

Stesso schema di House of Cards: l’uomo di potere senza scrupoli, piacente ma ambiguo (Patrick Dempsey / Kevin Spacey) si confronta con il giovane non troppo piacente ma onesto (Alessandro Borghi / Corey Stoll), che però nasconde un punto debole nel proprio passato (l’alcolismo in un caso, una moglie artistoide e dipendente da chissà quali sostanze nell’altro). La giovane giornalista piccoletta (Laia Costa / Kate Mara), non troppo bella e un po’ minoranza etnica ma che farà strada grazie all’intraprendenza, con la smania di scoperchiare il vaso di pandora e le falle del sistema (all’occorrenza seducendo i cosiddetti uomini di potere). La moglie bellissima dell’uomo di potere (Kasia Smutniak / Robin Wright), che nel primo episodio fa solo un cameo ma sono sicura prenderà più spazio nelle puntate successive, rivelando di avere segreti e armi che possiamo solo intuire. E poi tutto il coté di scudieri che già seminano il germe del voltagabbana, gli intrighi, le morti sospette, i soldi bagnati di sangue e su tutto il potere come gioco pericolosissimo e terribilmente attraente.

L’unica cosa veramente nuova? L’accento british. Per una fedele alle serie a stelle e strisce come me è stata una sorpresa. E forse anche l’unico motivo per vedere l’episodio numero 2 di Diavoli.

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